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SCENA SECONDA
Polpetta Parafito, Turchetto:
Pol. NN certo dottore mi diffe gix, che Ariflotele di-
Ù :
ceva, che un buomo ne val cento, e checento
on ne vaglionc un folo. Uncerto altro diceva ancora, che un
matto fa afeipiè pazzie d'un favio: chi dubita dique-
fo? Ch Gratiani » Vivenga il cancaro : che 07 dite anco, che
laneve è bianca, che il carbone à nero, ecbe la femina à cofa
#nobil per natura ? talicofe direbbe la bocca delforno. Ma fe
dérd anco, ch’ io porto meco il buon tempo e la félicità del
tnondo , che vorranno oi dire quefhefavie Sibilleà Diranno
forfe ch' io mentoper la gola ? Se’ldiranno, dird ancoraio de
ch eff fono gofi dr ignoranti; dr dird il vero, @ efrla
bugia: perche non à contento nè felice fe non colui ; chef
tiène per tale: iori ci tengoe mireputo tale: adunquefon
félice econtento. Et perche? dr dove confifle quefia mia fe-
licit? love Ldiro. La mia arte, dalla qualedependetutio
slmio contento, eun'arte nuova da uccellare quefii grand?
huomini de quali molti ve # ha in queffa città. E di che
forte fonopoi? Ecco cofforo vogliono effére ÿ primi difeggio, à
Principaliintutte le cofe, nè perd Jôno à gran pez za quelli
chef penfano. Jo dunque Lor mè dietro, non mi lafcio beffar
daloro, m4 in tutto cioche mi comandano lor compiaccio
econtinuamente lodo e magnifico le nature e i coffuimi bros
ciafeuna cofa che dicono land e corfermo 3 Jecio alcun nega,
il medefimo nego anch io; SJ dicono, io pur feguo: cof
vado afprovando ogni cofa , e vd menando la vita , Come mi
vedete graff, polito, e fempre d'un colore vivo e rubicom-
do; efon corne ti botete vedere molto ben veflito; contento
queflo cokpo dimangiare € di berein eccellmz a : JE che niente
bavendopoffédo oghi cofa , nè si manca cofa alcuna.
Tur. Coffuiecima d'huomo, & fà che gli buomini fee-
si diventino parti del tutto,
Pol. Tofo ch' io [punto in PianzA, tutti à venditori mi
corroe
TR
corono incontro cor allégrexx a : pefeatoti ; beëcai ; bollaivo-
di, trippari, uccellatori, cuochi, @ pafliccieri, a quali
2utsi bo giovato con la mia @ con l'altruirobba : mi JAI
#0, michiamanopadre, fratello , e buon compagno ; e m #2-
vitano à cénare, } merendare; mibaciano , con allegra
ciera godono della mia venuta.
Tur. Coffui > ilprimo huomo del mondé.
Pol. Hier fera inpalfando preff adunataverné, Conte
an bracco chefente la felvaticina, anch' io fentit un odorerto
anolto lepgiadro , il qual veniua fuori del? n Gio, C appunto
ti did nel nafo: coff ioinvitato da quello entrai dentro » Je-
Sendo l'odor foave, il qualpiar piano mi tira in cucins,dove
nello fpiedo S’andava arroftendo a Paio dipiceioni domeffi-
ci. Ohbcomeerano ben ffagionati? 1l bello era che volgendo
äl capo fopra le fpalle, pareva che diceffero à me, che mai dor
Levava gli occhi da doffo: Polpetta noi fiamo-degni AE tua
bocca; eccaci pronti per dare alla tua golerta una faporites
confolatione, dr una untata gloriofs. Jo da pietà cormpunto ,
invitatodall appetito fabito faccioil conto con la “ne , &
ne compro uno , lomangios & mA Amal dito: Deh ! per-
che non ho io la gola lunga come, quellnd un el per
pi godere il boccone nel! andare à baffo: dy benche non mi
fafèro avansati fe non quatro foldi in bora » Prontamente li
Settai al tavernaro per capparra, ilqu le fubito taglid via
&lcoilo al altro piccione, eme lo diede : il mangiai: oh che
loria | ob Boccone foave ! boccone da far diventar ipaxzi
Jfavi ! bocconepieno d'ogni gufrofiffimo fapore ! M2 che vado
éoracontando ilpiacer de buoni bocconi , delle cene ; delle me-
rende, de pranfs, e de banchetti, ch ogni d? mi corrono dietrot
Che ilraccontareiltutso, farebbe sn voler lagrimare di dol-
cexte, G in fhirito fate us alsro Polpetta ; il qualnon hebbe
giathai nella città di Napoli il pari, non che il pinfelice me il
pi contento, ne ilpiè grafo, ne il pih giocondo. ; e
Tur. Vedi quel che fa il buom tempo € ilwivere alle
Ge altrui: coflui vagettando il lardo a’ cani, Gr altri fi
ion d'inopia. Quefii lapi godonoilmonde. :
Po
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